Ieri si è tenuto a Torino, presso la biblioteca della facoltà di Psicologia, il corso organizzato dall’AIB Sezione Piemonte OPAC: un investimento da valorizzare.

Il corso è stato un bel momento di incontro e dibattito su quello che è lo strumento centrale dell’attività bibliotecaria, il catalogo elettronico, e un’occasione per riflettere sulle sue linee  di evoluzione.

La sessione della mattina ha messo in rilievo alcuni concetti importanti e ormai noti : l’utente della biblioteca oggi è molto spesso un utente abituato a navigare in internet e proprio per questo motivo  l’OPAC rappresenta per la biblioteca un investimento che va progettato con consapevolezza. Investire nell’OPAC significa dare una valore aggiunto ai servizi bibliotecari. In questo processo hanno un ruolo importante i bibliotecari addetti al reference, che trasmetteranno ai catalogatori gli input derivanti dal loro lavoro giornaliero di mediazione. In base a questi parametri i catalogatori potranno decidere di compiere scelte ad hoc nell’allestimento degli strumenti semantici (thesaurus o i soggetti ecc..) del catalogo. L’OPAC deve essere uno strumento di produzione di informazione bibliografica per gli utenti, con la possibilità di generare con facilità bibliografia di supporto.

Si è poi parlato della carenza di accessi semantici che caratterizza molti OPAC bibliotecari e della necessità di uno sfuttamento migliore di tali accessi. Essi permettono infatti di estrarre i documenti rilevanti per i nostri utenti e in definitiva di arrivare all’utente, comprendendone le esigenze informative.

Interessante e ricca di spunti e occasioni di confronto è stata anche la seconda parte della giornata dedicata a illustrare le soluzioni dei nuovi opac arricchiti e delle più recenti discovery applications, i next generation catalogs, che oltre  ad essere l’argomento di cui una di noi si sta occupando nella sua attività di ricerca all’Università, è un tema di confronto e dibattito appassionato tra noi bibliotecarie, specie negli ultimi anni.   Così si è discusso di 2.0, di discovery tools, di mashup, di tutte quelle tecnologie che oggi consentono l’accesso a più fonti.

Gli OPAC sono quindi in una fase di trasformazione a nostro parere molto avvincente. La chiave di riuscita di questa svolta, però, risiede ancora una volta nei KOS,  cioè nei sistemi per l’organizzazione delle conoscenze che questi strumenti sapranno inglobare, sfruttare e trasmettere all’utenza. Organizzare le conoscenze e mediarle è  il compito principale di noi bibliotecari; tale competenza non può che passare per i nostri OPAC e diventare  così tangibile ai suoi utilizzatori, i nostri cari utenti.

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