La comparsa di veri e propri pellegrini sui monti di Oropa si può ricondurre alla fine del sec. XIII con la costruzione della nuova chiesa accanto al primitivo sacello, sebbene termini come “pellegrino” o “pellegrinaggio” non trovino un’attestazione nei documenti medievali. Senz’altro la nuova chiesa voluta dal vescovo Ajmone nel 1301 sorge per far fronte alla presenza di un numero sempre più vasto di fedeli, «transeuntes» e «viatores», ospitati sovente dai frati eremiti. I loro viaggi non erano occasionali, ma piuttosto frequenti come si ricava da numerosi documenti duecenteschi e trecenteschi riguardanti lasciti al Santuario, che testimoniano una pratica già considerata antica consuetudine. Tra le numerose presenze a Oropa, due sono identificate con certezza nei documenti: il maestro Syon professore di grammatica nello Studio di Vercelli e maestro di fra Dolcino e Ajmone di Challant, vescovo di Vercelli dal 1273-1303, in occasione della sua visita pastorale del 1299. I documenti più antichi citano Oropa come «ecclesia seu domus sancte marie de Oropa» luogo di culto e insieme di ospitalità, nel quale si offriva alloggio ai pellegrini provenienti dai luoghi più remoti che non avrebbero potuto compiere il pellegrinaggio in una sola giornata.
Dalla nota Cronaca latina di Biella di Giacomo Orsi, apprendiamo che a partire dalla metà del XV sec. la chiesa di Santa Maria di Oropa diviene stabile meta di pellegrinaggio non solo dei biellesi, ma anche di visitatori provenienti da terre più lontane, nelle carte sovente citati con la denominazione di «forenses». No vi erano solo pellegrini della diocesi di Vercelli, che si estendeva su un territorio che copriva le tre attuali diocesi di Vercelli, Biella e Casale Monferrato, ma di fedeli che giungevano da Santhià, Tronzano, Alice Castello, Borgo d’Ale, Buronzo. Nel tardo medioevo anche la diocesi di Ivrea viene ricompresa nel giro delle questue, le offerte alla chiesa oropense, grazie alla particolare devozione dei vescovi eporediesi del ‘500 e del ‘600 appartenenti alla famiglia biellese dei Ferrero.
Altri fedeli accorrono da Novara, Aosta e dal ducato di Milano. Certa è anche la presenza di pellegrini d’oltralpe, dalla vicina Savoia, una presenza – quella dei sovrani di casa Savoia sempre più assidua nel corso del Seicento.
Particolarmente importante è il numero dei pellegrini testimoniato dai documenti d’archivio: durante il pontificato di Papa Clemente VIII nelle feste della Madonna si contano fino a 4000 pellegrini; un numero in forte aumento come dimostrano i registri dei conti relativi ai canoni di affitto, essendo le risorse economiche di Oropa costituite quasi interamente dalle offerte dei pellegrini. Oltre ai vescovi di Ivrea, Vercelli, Savona si registrano le più importanti famiglie nobili del Biellese (Ferrero, Sapellani) e un gran numero di pastori e lavoranti che offrivano il proprio lavoro in cambio dell’ospitalità al Santuario.
Dal 1600 si intensifica la presenza di pellegrini al Santuario, che si inserisce stabilmente come meta della religiosità piemontese. Pellegrini vi giungono dalle diocesi di Vercelli, Ivrea, Novara e Casale Monferrato, e dalla confinante Vallaise: Fontainemore, Issime, Lillianes e Gressoney. Non mancano fedeli di altre province e località piemontesi: Torino, Pinerolo, Saluzzo, Fossano, Alba, Asti, Cuneo, Mondovì e dalla vicina Lombardia. Numerosi sono anche i pellegrini di lingua francese e tedesca. Oltre alla nobiltà biellese e piemontese, che già per tradizione visitava il Santuario dai primi del 500, diviene costante la presenza dei vescovi di Vercelli e si sa con certezza che Michelangelo Broglia trascorse a Oropa la festività dell’Assunta nel 1672. Nel 1840 è testimoniata la messa ad Oropa del canonico torinese Giuseppe Benedetto Cottolengo. Sono infine documentate le presenze al Santuario di Giovanni Bosco; nel 1851, nel 1852 e nel 1863, anno in cui si rileva sua firma sul registro delle messe per oltre 15 giorni consecutivi. Probabilmente fu a Oropa anche Giuseppe Cafasso (1811-1860) che predicò gli esercizi al clero nei vicini santuari di San Giovanni d’Adorno e Graglia. Negli anni 1866, 1890, 1900 i documenti testimoniano la presenza del prete milanese Achille Ratti, futuro Papa Pio XI. A Oropa soggiornava anche gente comune, soldati e muratori, questi ultimi stabilmente nel periodo invernale per i frequenti lavori di manutenzione e in pellegrinaggio nel periodo natalizio. Nel corso del XIX sec. l’emergere della questione sociale anche nell’area biellese con i primi scioperi al lanificio Piacenza di Pollone (1854), a Borriana (1863) e in Vallestrona (1864) provocò un certo allontanamento dalle pratiche cristiane di una parte del certo sociale lavoratore e furono sempre meno frequenti i pellegrinaggi invernali di lavoranti e maestranze. Tuttavia ad Oropa si accostarono laici di rilievo segno che Oropa acquistava sempre di più una popolarità laica, come testimoniano le presenze di Alfonso La Marmora, Quintino Sella, Amedeo Avogadro, Massimo d’Azeglio, Silvio Pellico, Giuseppe Giacosa, Vittorio Bersezio, Giovanni Prati, Galileo Ferraris, Lorenzo Delleani, Leonardo Bistolfi, Giovanni Camerana, Giovanni Giolitti, Ada Negri, Guglielmo Marconi, Guido Gozzano.
Le forme del pellegrinaggio
Le forme attraverso le quali si manifesta il pellegrinaggio sono le più varie: vi è innanzitutto il pellegrinaggio individuale sotto forma di gymnopodia, atto penitenziale che si svolgeva camminando in ginocchio dalla chiesa fino al sacello. Le parrocchie del Biellese erano solite trascorrervi le «vigiliae» e i «salmi», ossia le processioni delle popolazioni e delle loro autorità. In processione salivano a Oropa anche le confraternite biellesi come quella di San Paolo, della corporazione dei pastori e mandriani che si recavano portando in dono ceri votivi; vi erano poi i “novenanti” che tramandavano l’antica consuetudine di sostare a Oropa per nove giorni, come i vescovi Vercelli e di Ivrea. La novena come forma di pellegrinaggio è ormai canonizzata in precise pratiche di pietà: vi è annessa l’indulgenza delle sette chiese di Roma e godono dell’indulgenza plenaria i pellegrini che, confessati e comunicati, si recano a Oropa nel giorno dell’Assunta. Testimonianze preziose dei pellegrinaggi sono i doni votivi: debiti e promesse alla Madonna. Tra i doni portati alla Madonna le immagini di cera, d’argento, d’oro, sovente appese alle pareti del sacello, le tavolette votive, riportanti le guarigioni e i miracoli ottenuti, dal grande valore devozionale a taumaturgico, ma anche gioielli e pietre preziose, anelli, stoffe pregiate, panni di seta, lino e lana prodotti nel Biellese, mentre dal popolo umile provenivano i doni in natura: vitellini, capretti, agnelli, pecore e mucche. I primi pellegrini avevano l’abitudine di di portarsi il vitto; in quanto all’alloggio, si ricordano case per i forestieri fatte costruire da Sebastiano Ferrero (c. 1507) e Dal Pozzo (1562). Svariate erano le case e le baite edificate dai nobili biellesi (Frichignono, Sappellani, Bertodano) per i loro soggiorni a Oropa. A partire nei primi anni del 600 sono già presenti vari alloggi ad uso esclusivo dei pellegrini.
Fino alla fine del XIX sec. rimase ancora l’antica usanza di raggiungere a piedi in solitudine la chiesa di Santa Maria d’Oropa. Sono molte le testimonianze dei pellegrini valdostani che giungevano ad Oropa attraverso il valico, scosceso e disagiato della Barma. Accanto al pellegrinaggio individuale, già dal XIV sec. sono testimoniate le processioni dalla città di Biella per il «salmo». Organizzate dal console dalla città, erano partecipate dalle confraternite.Nel 1629 era già tradizione la processione annuale dell’ultima domenica di agosto a commemorazione della prima incoronazione del 1620. Le parrocchie biellesi si recavano in processione ad Oropa per il «salmo», abitudine e sentita e partecipata dai parrocchiani che si ripeteva ogni anno, sempre che non insorgessero contese o litigi tra le parrocchie e il Santuario come accadde ad Andorno, ad esempio, che sospese le processioni per ben due decenni dal 1773-1783 ed ancora dal 1874 al 1898. Particolarmente importante è la presenza delle processioni delle parrocchie della Valle di Gressoney (Vallaise). L’usanza del pellegrinaggio notturno è testimoniata oltre che a Fontainemore anche da altre parrocchie della valle d’Andorno e fu abbandonata nel XX sec. Anche le parrocchie delle diocesi vicine sovente organizzavano processioni in caso di epidemie o altre calamità naturali come nel caso dei pellegrinaggi del 1714 di Chivasso e del 1653 di Borgo d’Ale e Villata. Non mancavano le annuali processioni delle Confraternite o disciplini, alle quali già dalla fine del XVI sec. era destinato un edificio e che si ripetono fino all’inizio del XX sec. Intorno alla metà del XIX sec. grazie ad una mobilità favorita dai mezzi di locomozione, inizierà a Oropa l’era dei grandi pellegrinaggi collettivi. Nel 1873, anno della morte di mons. Losana, arrivava da Torino – tramontato ormai il Gallicanesimo – l’arcivescovo Lorenzo Gastaldi, per la celebrazione dell’VIII centenario del pontificato di Gregorio VII. Nel 1894 si svolgeva il pellegrinaggio piemontese organizzato dall’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia, nel 1901 Oropa ospitava il pellegrinaggio diocesano di Vercelli con oltre 7000 persone. Nel 1903 si registra la presenza ad Oropa di oltre 700 operai del cotonificio Valdocco. Oropa dalla metà del XIX sec. è ormai meta di turisti e non solo più di pellegrini, tanto che viene istituita una vettura da Biella e da Torino arrivano sovente corse di gitanti. Al contempo, sempre più frequenti sono le visite e i passaggi a Oropa degli escursionisti.
Bibliografia minima (testi presenti presso la Biblioteca diocesana
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Historia della Madonna Santissima d’Oroppa, ne’ monti della citta di Biella nel Piemonte diuisa in libri trè. … In Torino, per Gio. Batt. Agilio, 1659.
Delmo Lebole, Il Santuario di Oropa, Gaglianico, Tip. Arte della stampa, 1996-1998.
Bassiano Gatti, La breve relazione d’Oropa, con notizie biografiche del suo autore a cura di Pietro Torrione note di Mario Trompetto, Biella : S. M. Rosso, 1970
Fernando Marchi, I tempi di Oropa e il suo futuro : prima legislazione della Chiesa sui santuari, deformazione giuridica da superare, nuovo statuto per il terzo millennio , presentazione di mons. Tarcisio Bertone, Casale Monferrato, Piemme, 1994
Gli ori di Oropa: riscoperta per il restauro : Biella, 16-31 marzo 1996, Biella : Biella Intraprendere, 1996
Oropa pellegrina, a cura di Danilo Craveia ; testi in catalogo Jolanda Stevenini, Torino : Sagat, 2005
Modesto Paroletti, Ragguaglio istorico della chiesa, cappelle ed edifizj di Nostra Signora d’Oropa dell’avvocato Modesto Paroletti col Pellegrino al medesimo santuario per la terza secolare incoronazione del simulacro della B. V. ivi venerato, … Versi, con una canzone di Gio. Agostino Florio … – Torino : vedova Pomba e figli, 1820 ([Torino] : a spese dei fratelli Regis orefici e negozianti di corone : e vendibili presso Francesco Ottino e tutti i librai)
Riccardi Davide, Oropa nel 1869: relazione sul 15. centenario; omelia di M. Losana Vescovo di Biella, con annotazioni [di Francesco Mercurelli], Biella, Tip. Amosso, 1870.
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Ugo Rocco. Pellegrini celebri di Oropa, Rovigo, Istituto padano di arti grafiche, 1978. – 12 p. ; 25 cm. ((Estr. da Palestra del clero, 1978 n. 5
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